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Show, Don’t Tell: il vecchio trucco dei bravi figli di puttana

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 19 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Show Don't Tell
Immagine generata con AI

La differenza tra un bravo scrittore e uno che riempie pagine per far contento il suo ego? Il primo ti trascina dentro, il secondo ti spiega cosa dovresti sentire.


I maestri non ti dicono che un uomo è stanco, te lo fanno vedere: gli fanno sbattere le palpebre come persiane rotte, gli fanno affondare le spalle, gli lasciano addosso l'odore stantio del sudore e del fallimento. Questo è il "Show, don’t tell".E se non lo capisci, non dovresti scrivere.


Cos'è il "Show, Don’t Tell"?


Ogni giorno la gente apre la bocca per spiegarti come stanno le cose. "Sono felice", "Sono triste", "Mi sento stanco". Ma la scrittura non è un foglio delle elementari. La scrittura vera non dice, mostra.


Il "Show, Don’t Tell" è la differenza tra scrivere:


"Era nervoso"
e "Si accese un'altra sigaretta, anche se aveva già il portacenere pieno di mozziconi. Gli tremavano le dita mentre cercava l’accendino."

Capisci la differenza? Nel primo caso ti dico che è nervoso. Nel secondo lo senti, lo vedi, lo vivi.


Perché fa la differenza?


Perché nessuno vuole essere trattato come un idiota. Se devi spiegarmi che un uomo è arrabbiato, non mi stai raccontando una storia, mi stai facendo una lezione. E chi vuole sentirsi a scuola quando legge un romanzo o un articolo?


Quando mostri, crei un'immagine. E l'immagine colpisce il lettore dritto nello stomaco, senza filtri.


Come applicarlo alla scrittura?


Usa i sensi, cazzo.


La vita non si vive in astratto. Si sente sotto le unghie, si respira nella polvere, si ingoia con un sorso di whisky andato a male. Quindi, invece di dire "era felice", prova a far vedere la scena:


❌ "Era felice.

✅ "Rise forte, buttando la testa all'indietro, mentre il fumo della sigaretta gli ballava davanti agli occhi."


Descrivi azioni, non emozioni.


Non dire che un personaggio è terrorizzato. Fallo stringere i denti fino a farsi male, fallo sudare sotto la camicia, fagli sbattere le palpebre come un condannato alla sedia elettrica.


Taglia gli avverbi.


Se scrivi "disse nervosamente", hai fallito. Se scrivi "Si morsicò il labbro e batté le dita sul tavolo mentre parlava", hai vinto.


Non spiegare, fidati del lettore.


Il lettore non è un cretino. Se un personaggio ha gli occhi lucidi e si asciuga la faccia con la manica della camicia, il lettore capisce che sta piangendo. Non serve scrivere "era triste".


Quando puoi fottertene del "Show, Don’t Tell"?


Esatto. A volte puoi fregartene. Se hai bisogno di andare dritto al punto, un pizzico di "Tell" può servire. A volte un pugno secco vale più di una danza lunga dieci pagine.


Ma se vuoi emozionare, se vuoi far sentire il lettore dentro la tua storia, devi farlo vedere, non dirlo.


Perché la scrittura è questo: immagini, sangue, odori, pelle. Non un cazzo di riassunto.


 

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