Metodo OuLiPo: la creatività secondo Raymond Queneau
- Gerardo Fortino
- 20 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Alla scoperta del Metodo OuLiPo e delle sue folli regole creative

Confesso che ogni volta che penso a Raymond Queneau e al gruppo OuLiPo, provo una strana combinazione di ammirazione e vertigine esistenziale. Mi chiedo sempre: se la creatività può essere stimolata da rigide limitazioni matematiche e linguistiche, perché io — che mi limito in continuazione a evitare lattosio e interazioni sociali — non ho ancora scritto il mio capolavoro?
Metodo OuLiPo: Ma procediamo con ordine (anzi, con un ordine rigorosamente stabilito da regole matematiche!). OuLiPo è un acronimo per "Ouvroir de Littérature Potentielle", letteralmente "Officina di letteratura potenziale", che, già dal nome, promette un'esperienza letteraria più vicina a una seduta psicanalitica che a una lettura leggera sulla spiaggia.
La nascita del gruppo risale al 1960, quando Raymond Queneau e François Le Lionnais decisero che la letteratura aveva bisogno di nuove regole. Letteralmente, nuove regole. Non la solita libertà creativa (chi ne ha bisogno?), ma precise restrizioni che avrebbero costretto l'autore a una creatività quasi eroica. Insomma, una specie di dieta keto, ma per scrittori.

Queneau stesso, con il suo celebre libro "Esercizi di stile" (1947), aveva già dato prova che scrivere la stessa storia in 99 modi diversi non era solo possibile, ma addirittura divertente — se per divertente intendiamo qualcosa che provoca contemporaneamente gioia e una leggera emicrania. Ma fu con il gruppo OuLiPo che portò questa idea ancora più in là, sfidando la nozione stessa di "ispirazione" e preferendo puntare tutto sulla struttura, sui vincoli, sulla matematica. Una decisione coraggiosa, specialmente se, come me, siete terrorizzati dai numeri sin da quando avete scoperto che la vostra insegnante di algebra non credeva nella vostra creatività artistica.
Il capolavoro assoluto di questo metodo è forse "Cent Mille Milliards de Poèmes" (1961), che consiste in dieci sonetti stampati su pagine tagliate in modo da permettere infinite combinazioni. Esatto, cento mila miliardi. Se siete indecisi quando scegliete un film su Netflix, questo libro vi farà rimpiangere quei tempi semplici. La bellezza vertiginosa di questa opera è che, tecnicamente, nessuno potrà mai leggere tutte le sue combinazioni (anche perché richiederebbe qualcosa come duecento milioni di anni, e, sinceramente, io dopo due ore ho già fame).
Ma qual è il senso profondo di tutta questa follia strutturale? Secondo Queneau, e tutta la sua allegra brigata di geni matematici e scrittori folli, le restrizioni — lungi dall'essere un limite — sono in realtà il motore stesso della creatività. In altre parole, la gabbia rende liberi. Ed è vero che il cervello umano, messo alle strette, tira fuori spesso le sue idee migliori. Pensate solo a come diventate improvvisamente creativi quando vi accorgete che avete solo tre ingredienti in frigo e siete troppo pigri per uscire di casa.
Insomma, la grande lezione di Queneau e dell’OuLiPo è che la creatività non nasce dalla libertà assoluta, ma dai limiti, dalle sfide, dalle condizioni impossibili. Certo, detto così sembra rassicurante. Ma, sinceramente, se qualcuno mi dicesse di scrivere un romanzo senza usare la lettera "e" (come fece Georges Perec, altro membro del gruppo OuLiPo), la mia reazione sarebbe quella di prenotare immediatamente una seduta dallo psicologo.
Ora, se mi scusate, vado a scrivere una poesia usando esclusivamente parole di sette lettere. O forse ordino una pizza e rimando la creatività a domani.
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