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Il violino, il buio, e il finale che avevo dentro da un po' - una verità che non può tacere

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 30 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

finale
Immagine generata con AI

Una pagina scritta con il sangue, non con l’inchiostro. La verità non fa rumore, ma lascia segni.


Stavo ascoltando Safe Return di Rob Simonsen. Quel pezzo che non accompagna, non consola, non accarezza. Scuote. Ti mette davanti allo specchio con tutto quello che sei stato e non vuoi più essere. C’è un momento, in quel violino — e se l’hai sentito, lo sai — in cui la musica non suona: lacera. E mentre mi lacera, mi è arrivata addosso questa pagina.


Non è un finale. Non è l’inizio. È un punto di rottura. Il momento esatto in cui il dolore smette di essere cronaca e diventa carne. L’ho letta e mi sono fermato. Perché ci sono storie che non si consumano. Ti consumano. Non c’è un nome. Non ce n’è bisogno. Quello che conta è la voce. Quella voce che ha scelto di non tacere più.


La pagina che segue è un affondo. Non cercatevi dentro la letteratura, il riscatto, la morale. Non c’è niente da spiegare. C’è solo da ascoltare. Perché a volte la verità non arriva quando sei pronto. Arriva quando sei nudo. E allora ti resta solo un’opzione: accoglierla.


Leggetela con rispetto. Con silenzio. E con quella parte di voi che ancora, nonostante tutto, riesce a sentire.


Possibile finale

 


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