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Il Pacing: come non annoiare nessuno e fallire comunque nella vita

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 20 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Il pacing, per chi non lo sapesse, è quel concetto magico che separa un capolavoro da un sedativo. In teoria, se sai gestire il ritmo di una storia, hai il lettore in pugno. In pratica, finirai lo stesso a scrivere brochure per un’agenzia di viaggi a Coney Island. Ma andiamo con ordine.


Pacing
Immagine generata con AI

Cos'è il Pacing e perché dovresti preoccupartene?


Il pacing è il ritmo della tua scrittura. È la velocità con cui le scene si susseguono, il respiro che dai alla storia, il modo in cui decidi se far esplodere un colpo di scena subito o lasciarlo fermentare come una bottiglia di vino dimenticata in una cantina umida di Brooklyn.


Se il tuo pacing è troppo lento, il lettore si addormenta e si sveglia sei capitoli dopo senza capire che fine ha fatto il protagonista. Se è troppo veloce, lo stesso lettore viene travolto da eventi e svolte narrative come un pendolare nella metropolitana all’ora di punta.


E ora la domanda: come si fa a trovare il giusto ritmo senza sembrare un dilettante o, peggio, un francese pretenzioso con la sindrome di Proust?


Tipi di Pacing (o come rovinarsi la vita con stile)


Il Pacing Veloce: il treno che deraglia ma con eleganza


Se vuoi che il lettore non abbia nemmeno il tempo di respirare, allora devi scrivere scene brevi, con frasi taglienti, dialoghi rapidi e pochissima introspezione. Pensa ai film d’azione: nessuno vuole sapere cosa prova il protagonista mentre schiva una pallottola. Vuole solo vedere se ce la fa o se finisce come un quadro astratto sulla parete.


✅ Usalo quando: vuoi mantenere alta la tensione, nei thriller, nei dialoghi pungenti, nelle scene d’azione.

❌ Evitalo se: stai scrivendo un romanzo esistenzialista e hai bisogno che il lettore si deprima con te.


Esempio di Pacing Veloce

Il telefono squillò. Lui rispose. “Scappa.” Il vetro esplose.


Tre righe e abbiamo già un thriller migliore di tanti film su Netflix.


Il Pacing Lento: l’arte del far aspettare e perdere amicizie


Un ritmo lento significa dare spazio ai dettagli, alle riflessioni, ai silenzi imbarazzanti. La vita vera è fatta di pause, di attese snervanti, di pomeriggi passati a fissare il soffitto chiedendosi se si è mai stati davvero felici. Ecco, se vuoi un pacing lento, devi portare il lettore dentro questa esperienza esistenziale.


✅ Usalo quando: vuoi costruire un’atmosfera, approfondire personaggi, scrivere storie che fanno venire voglia di prendere una sigaretta e guardare il mare con malinconia.

❌ Evitalo se: stai scrivendo un manuale di pronto soccorso.


Esempio di Pacing Lento


Lui si sedette. Il telefono squillava, ma lui rimase fermo. Lo squillo riecheggiava nella stanza vuota. Fu solo al terzo squillo che allungò una mano verso la cornetta, come se ogni movimento fosse un lusso che non poteva permettersi.


Sembra una scena di un film francese del ‘68, vero? Perfetto se vuoi far impazzire i tuoi lettori o impressionare critici che non leggono mai fino in fondo.


Come bilanciare il pacing senza impazzire (troppo)


Alterna ritmi diversi: nessuno vuole leggere 400 pagine di inseguimenti, così come nessuno vuole passare un mese su un monologo interiore. Mischia velocità, come un buon jazzista.
Taglia il superfluo: se una scena non serve, eliminala. Non devi per forza descrivere ogni tazzina di caffè che il protagonista beve, a meno che il caffè non sia avvelenato (e allora forse hai un buon plot twist!).
Lascia respirare il lettore: dopo una scena d’azione, rallenta. Dopo un momento di introspezione, accelera. Il ritmo è tutto.
Usa i dialoghi per muovere la narrazione: niente blocchi di testo infiniti. La vita è fatta di interazioni, sfruttale.

Il pacing è come l’amore: tutti ti dicono come funziona, ma nessuno sa davvero cosa diavolo stia facendo. L’unica cosa che puoi fare è scrivere, riscrivere, leggere ad alta voce e capire se il ritmo ti suona naturale o se sembra il monologo di un venditore di aspirapolveri.


E ricorda: il ritmo perfetto non esiste, esiste solo il ritmo che funziona per la tua storia. O per il tuo manuale su come evitare di finire a scrivere brochure per agenzie di viaggi. Che, se ci pensi, potrebbe comunque avere un buon pacing.

 


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