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Ghostwriting e Stesura di Tesi: Il Confine tra Legalità e Inganno

  • Immagine del redattore: Gerardo Fortino
    Gerardo Fortino
  • 17 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Ghostwriting e Tesi
Immagine generata con AI

C'è un sottile gioco di ombre in ogni mestiere. Anche nella scrittura. Il ghostwriter è un'ombra discreta, un artigiano della parola che presta la sua voce a chi ne ha bisogno, senza chiedere la ribalta. Ma quando si tratta di scrivere una tesi universitaria per conto di qualcun altro, la faccenda cambia. Qui non si tratta più di un mestiere, ma di una scorciatoia. E le scorciatoie, si sa, spesso portano fuori strada.


L’Onesto Mestiere del Ghostwriter


Il ghostwriting è vecchio quanto la scrittura stessa. È sempre esistito chi aveva la capacità di dare forma ai pensieri altrui. Re, politici, giornalisti, persino alcuni scrittori celebri si sono affidati a queste mani invisibili. Si scrivono discorsi, autobiografie, articoli, persino romanzi interi, e nessuno grida allo scandalo. Perché? Perché c’è un accordo tra le parti e, in fondo, nessuno viene ingannato.


Lo statista che legge un discorso scritto da un altro non sta barando: sa parlare, sa pensare, ma non sa scrivere bene come il suo ghostwriter. E il lettore di un libro scritto da una penna invisibile? Se il libro è buono, il merito è dell’autore ufficiale che ha avuto il buon senso di scegliere il giusto artigiano delle parole.


La Tesi su Commissione: Una Menzogna Travestita da Studio


Ma c’è un punto in cui la penombra diventa buio. Ed è qui che entra in gioco la scrittura accademica. Una tesi universitaria non è solo un pezzo di carta con un titolo sopra. È la dimostrazione di un percorso, è la prova di un apprendimento. È un patto tacito tra lo studente e l’università, una dichiarazione di onestà: "Questa è la mia ricerca, questo è il mio lavoro". E se non è vero?


Ecco il punto: se un ragazzo si laurea grazie a una tesi scritta da altri, mente. Non c’è nessun gioco di prestigio, nessuna nobile giustificazione. È un imbroglio, e come tutti gli imbrogli, prima o poi si paga.


In Italia, la presentazione di una tesi di laurea redatta da terzi e presentata come propria può configurare il reato di plagio, disciplinato dall'articolo 171 della legge 633/1941 sulla protezione del diritto d'autore.  Le sanzioni previste per tale violazione includono:


Pena detentiva: fino a un anno di reclusione.
Sanzione pecuniaria: multa non inferiore a 516 euro.

Inoltre, se il reato è commesso da un gruppo di individui, le pene possono essere più severe, con reclusione fino a oltre 5 anni e multe che possono raggiungere i 500.000 euro.


Oltre alle conseguenze legali, le istituzioni accademiche possono adottare misure disciplinari, come l'annullamento della tesi, la sospensione o l'espulsione dello studente. È fondamentale, quindi, garantire l'originalità del proprio lavoro accademico e citare correttamente le fonti utilizzate.



Il Confine tra Scorciatoia e Truffa


Quando uno studente consegna una tesi scritta da qualcun altro, non è solo una questione etica. Ci sono leggi, codici, regolamenti accademici che parlano chiaro. In alcuni casi, questa pratica può essere considerata una vera e propria truffa: si ottiene un titolo di studio senza averne i meriti, si accede a un lavoro o a un concorso con credenziali fasulle. Una sorta di falso in atto pubblico, camuffato da esercizio accademico.


E non è solo una questione legale: è una questione di dignità. Perché il sapere non è un pezzo di carta, ma un processo. Chi salta quel processo non inganna solo l’università, inganna se stesso. E la vita, prima o poi, presenta il conto.


Scrivere per altri è un’arte nobile, quando non c’è inganno. Ma scrivere per coprire la pigrizia, l’impreparazione o la furberia di chi vuole solo una scorciatoia è tutt’altra cosa. Il ghostwriter che scrive un libro fa un lavoro onesto. Chi scrive una tesi per conto terzi contribuisce a un piccolo imbroglio quotidiano, di quelli che erodono il senso stesso della cultura.


 

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